sabato 25 febbraio 2017

Lettera per Gino da Elisa Giuponi

Elisa Giuponi, amica e poetessa, è stata una delle prime iscritte all'Associazione Culturale Due Fiumi fondata da Gino (Luigi Tribaudino) di cui è stato anche il presidente e l'animatore per oltre 20 anni.
Ed in occasione di un incontro di poeti ed amici avvenuto a casa mia per ricordare Gino, Elisa ha portato questa lettera che abbiamo letto in quell'occasione e che qui riporto per intero.

Torino, giovedì 23 febbraio 2017    

Ricordo il caro Gino 

            Volevo ricordarti con due parola affettuose e di sincera amicizia: ma ho riletto la tua poesia "Settembre 43" e allora credo non ci siano parole adeguate per ricordarti....

            "Settembre 43" parla di te, del tuo animo e della tua bontà nell'osservare  l'atteggiamento altrui e fa parte di te dell'uomo che sei stato. 
Schivo ai sentimenti, buono e giusto, forse poco espansivo, ma cosa c'è di meglio della poesia per mettere a nudo una persona?.... e con questo credo credo di doverti ringraziare per il tuo impegno sociale anche se sembravi un po'schivo ai sentimenti, ma chi di noi è in grado di giudicare gli altri?
Cosa c'è in noi di non detto?

               Con questo ti ricordo e ricordo la nostra amicizia e le nostre chiacchierate domenicali a casa di Silvana ricordando anche con grande amicizia  la cara Iole, mamma di Silvana.

                                                                                                       Elisa
con affetto vi ricordo.....
             




giovedì 2 febbraio 2017

VIA COSSILA 18 Storie di una casa di ringhiera

Ricordando mio padre

PREMESSA

Sono andato ad abitare in via Cossila 18 che ancora non avevo tre anni. L'ho lasciata che già ne avevo venticinque.
Miei compagni di gioco due ragazzine più alte di me: Rita e Vilma. Il ferroviere della poesia "Il coprifuoco" è appunto il padre di quest'ultima ucciso dai tedeschi mentre in bicicletta rientrava dal lavoro.
Teatro dei nostri giochi il lungo balcone al terzo piano, mentre il balcone verso strada è quello da cui osservavo il transito delle macerie di via Roma vecchia ch andavano a colmare l'ormai asciutto letto della Dora. E' lo stesso balcone da cui ho visto l'episodio della poesia "Settembre '43". 
Bruno più volte citato nel testo, è stato l'unico vero amico purtroppo prematuramente scomparso subito dopo la guerra.
Spero che chi come me abbia vissuto quei tempi in una casa di ringhiera possa ritrovarsi nei miei versi.




Balcone al terzo piano

Un'unica  ringhiera lungo il lungo
spazioso corridoio a cielo aperto
chiassoso per i tanti nostri giochi
stracolmi di litigi e d'amicizia.
Teatrino di "belle statuine"
che minano la vita degli adulti,
pista sportiva i corse sfrenate
al ritmo di fanfara fantasia,
"settimana" calcata giorno a giorno
da risonanti tacchetti ferrati.

I bersaglieri vanno

"Non son più i bambini dei miei tempi!"
Di corsa su e giù per il balcone
"I bersaglieri vanno..." senza posa
tra sdegnati rimbrotti degli adulti
che sognavano un'ora di riposo.
Poi la trombetta cessa di suonare
lasciando il passo ad un gioco nuovo
senz'altro più adatto ad una bambina
e ormai degradato il generale
si rassegna giocando alla cucina.

I richiami del cortile

Quando esplodono i giorni della scuola
quasi fosse inferriata d'una cella,
solitario m'aggrappo alla ringhiera
ascoltando i richiami del cortile:
"Feramiu! Magnin! Paraque! Molita!"
l'allegro suonatore d'ocarina
o l'uomo senza braccia per la mina.
Poi di sfuggita scappo sul ripiano
e guardo dalla tromba delle scale
ma Rita e Vilma tardano a tornare.

Sere d'estate

Il balcone, nelle sere d'estate,
è come una stalla di contadini,
il punto d'incontro dove i vicini
stan raccontando le cose di sempre
spettegolando su questo e su quello,
ma a bassa voce perché c'è la nebbia.
Noi tre bambini, un orecchio agli adulti,
sentiamo invece i racconti del nonno
quelli che già conosciamo a memoria:
le antiche conte, la faùle, la stòria.

Il campanile

l'ombra del tempo s'allunga in cortile
con sordi rintocchi sempre puntuali
segnando ogni passo della giornata:
il sonno, la sveglia, cena e mercato,
il pranzo, il lavoro, gioco e bucato.
Poi la campana ricorda ai credenti
il mattutino, la messa ed il vespro
ed anche quelli che sono dubbiosi
la vita orientano su questi suoni
che fanno uguale ogni giorno che passa.

La casa all'interno

Uovo a sorpresa quel nostro cortile
nasconde all'interno un'altra casa.
La bici di Tonin al primo piano
aspetta il turno alla Grandi Motori,
la terzo Vigiot il sabato è alticcio
ma mai che perda un'ora di lavoro
e l piano terra manca il pescatore
ucciso dall'acqua che lo sfamava.
Stanze allineate come soldati
nel combattimento di tutti i giorni.

Casa allegra

Spesso il cortile è tutto un concerto:
la fisarmonica lassù strimpella
un virtuosismo assai noto e stonato,
nel sottoscala un violino scordato
esplora gli accordo che mai troverà,
la nonna canta sgranando fagioli
a mezza voce antiche ballate
mentre dall'uscio sonanti posate
ritmano ciò che la radio ci dà.
Serena allegria in semplicità.

Sere D'inverno

Son molto corte le sere d'inverno
sotto la debole luce schermata,
A mezza voce i grandi tra loro, 
giocando a "briscola" poco convinti,
parlan non solo di pettegolezzi
ma anche dei "moro" e di "Ceruti"
che tanto al chiuso nessuno li sente.
Già coricato con gli occhi a mezz'asta
invano tento d'apprender qualcosa
ma il sonno m'assale senza rimedio.

"moro"   = mori, cioè fascisti
"Ceruti" = come gli operai chiamavano tra loro Mussolini.

Sabato sera

Il sabato sera è sempre festa:
le scale si fanno formicaio
che come d'incanto lascia la tana
e si precipita verso la strada
dove s'unisce alle altre formiche,
poi dietro l'angolo la decisione
piuttosto sofferta in ogni famiglia
"Cinema Belgio oppure l'Olimpia?"
Così sempre uguale il sabato sera
diventa un sabato sempre diverso.

La carovaniera

Dall'alto del balcone verso strada
la carovana osservo ogni giorno
dei tanti "tombarej"con detriti
che lenti se ne vanno in fila indiana
or dopo ora verso la Dora.
Le case della via Roma vecchia
percorrono il loro funerale
che giorno dopo giorno al cimitero
sotterra ciò che fu la loro storia
senza curarsi della vecchia gloria.

"tombarej" =
 carri trainati da un cavallo che si scaricavano rialzando il cassone,
 come oggi fanno gli autocarri del movimento terra.
 Forse il nome deriva da tomba, infatti venivano usati anche nei cimiteri.


Tempo di scuola

Più non mi aggrappo a quella ringhiera
è approdato il tempo di scuola.
Orario fisso poi c'è ladunata 
i compiti a casa con la lezione
poco mi resta per quel mio balcone,
solo ritagli rubati alla cena
tra i rimproveri di mia madre.
Però in fondo la scuola mi piace
imparo quello che non conoscevo
che ad esempio ci fu il Medioevo.

La guerra di zio Giovanni

Spesso di sera sull'uscio di casa
zio giovanni racconta la guerra,
quella che allora si diceva grande.
Ci parla del Carso e degli alpini,
della trincea coperta di fango,
di tante crudeli decimazioni
dopo gli assalti assenti di gloria.
Son tutti fatti che noi bambini
cerchiamo invano sui libri di storia.

L'infanzia è finita

Un panorama di tetti e balconi.
Stessi sterniti nei vari cortili
che si rincorrono di muro in muro.
Oltre la Dora s'affaccia Tamagno
e un po' più lontano la ciminiera,
fusiforme e saettante di fumo,
com pittore dai tristi pensieri
di nero dipinge l'arcobaleno.
Il cielo s'adombra come presagio
quasi per dirmi: "L'infanzia è finita".


Barba Vigio

"Regia Questura - Foglio illustrativo -
Oggetto; Monticone, sovversivo.
Guardia Rossa nei fatti del ventuno,
di mestiere decoratore in fino,
nemico dello Stato, niente scuola.
Scontati diciott'anni digalers.
Sorveglianza. Non può uscir di sera."
Caro diario, è arrivato un mattino
barba Vigio che mai avevo visto
e m'ha corretto un foglio di latino.

"barba Vigio" = zio Giovanni


La crica 'd Bruno

Sotto l'androne c'è Bruno che aspetta.
Io che attendo una certa risposta
saltando i gradini scendo di corsa
"Gino è deciso, ormai sei dei nostri!"
La cosa non era poi così certa,
son figlio unico e pure studente
loro lavorano nelle officine
son più grandi e fuman da sempre,.
A questo punto decido in fretta
da domani la prima sigaretta.

Il barometro

Quella bici ancorata alla ringhiera
resta soltanto in parcheggio d'attesa
per la seconda volata del giorno.
Anche mio padre ormai come tanti
affaticato rincorre fatica.
Quel "posto al sole" ahimè non riscalda
la vita modesta d'un operaio
e o fa nero soltanto di rabbia.
La bicicletta sull'uscio di casa
è il barometro d'un brutto tempo.

"posto al sole" = così Mussolini, prendendo in prestito
la frase da altri, chiamava l'impero d'Etiopia.

Vincere

Quell'imperativo categorico
fu smentito la stessa prima notte
tra sorpresa ironia e tanta rabbia.
Col naso all'aria tutti sul balcone 
increduli per quelle strane prove
dell'ormai famosa maschia volontà
potente solamente di parole.
Stupore dello stesso stupratore,
come fanciulla innocente e indifesa
la città s'aprì alle sue voglie.

Con il suono delle sirene a bombardamento iniziato e senza reazione antiaerea nella prima notte di guerra Torino ebbe i suoi primi morti.
"Vincere e Vinceremo"
era il famoso "imperativo categorico" lanciato baldanzosamente da Mussolini nel pomeriggio dal balcone di Palazzo Venezia.


Il rifugio

Il grido di spaventose sirene
ululanti nella notte di luna
stronca all'istante il sonno di tutti
mentre dal cielo erranti comete
sgranano il loro rosario di morte.
Giù per le scale è tutto un richiamo,
urlanti voci rincorrono voci
nello sciabolio di poche luci.
Poi tutti quanti stipati in cantina
salotto di bestemmia e di preghiera.

Venerdì 5 marzo '43

Dapprima fu un Tonin emozionato
quindi a bassa voce di casa in casa
poi quasi urlta da un balcone all'altro:
"Dopo vent'anni hanno scioperato,
hanno gridato di farla finita,
vogliono più pane e il carovita!"
La sera cercan tutti l conferma
un occhio all'uscio orecchio alla radio.
Così "Radio Londra" bussa alla porta
quella notizia che già tutti sanno.

Per carovita gli operai torinesi intendevano al rivendicazione di un salario adeguato allo scandaloso aumento dei prezzi. era la prima volta che gli operai sfidando i pericoli osavano ribellarsi al regime fascista.

La notte del 13 luglio

Di corsa sopra il ponte illuminato
dai bengala che dal cielo scendono
come arcangeli candidi di morte.
Poi dietro il paraschegge a cielo aperto
panoramico come un belvedere
" 'l borg del fum" in fiammi tra gli scoppi.
Quando torniamo tra pareti sfatte
abbracciati a papà che ci cercava
tra le macerie delle case infrante
via Cossila sta contando i morti.

" 'l borg del fum" = il borgo del fumo, e cioè Vanchiglietta, una specie di penisola alla confluenza del Po e della Dora. 
Così chiamato per il fumo delle ciminiere delle fabbriche.

Il coprifuoco

Il tronfio squadrista del primo piano
s fine luglio sgonfiato scomparve
mentre esplodeva la gioia di tutti.
Ma il coprifuoco estinse all'istante
quel lungo sogno sognato da sempre,
così a prima sera chitarra in mano
dopo un sottile gorgheggio alla Buti
Bruno di corsa staccava la ronda.
Poi a settembretornò il terrore
e il ferroviere morì di mitraglia.

gorgheggio alla Buti"= Carlo Buti era un famoso cantante in voga a cui Bruno si rifaceva nel canto.


Settembre '43

Comparve come folata di vento
dalla strada selciata di macerie
con rumore d'esercìto in fuga.
Tacchi alla nuca rincorrevano
quella vita che gli stava sfuggendo,
sparì dietro l'angolo in un istante.
Quando alle donne i segugi chiesero
tutte indicarono l'angolo opposto,
non sapevano chi fosse il ragazzo
ma in quel momento era figlio di tutte.

Uno sconosciuto giovane in fuga viene salvato dalle false indicazioni che i presenti danno ai suoi inseguitori.


Casa triste

Non più la fisarmonica e il violino
e Mario più non suona le posate
solo un concerto di dolore e rabbia.
Il buon Vincenzo figlio del custode
è stato fucilato su a Giaveno
dove cercava scampo alla chiamata..
Tonin che all'officina è coi ribelli
ci assicura che presto scenderanno
e Bruno intanto è andato in sanatorio
la fame e il freddo ne han fermato il canto.

Aldo dice 26x1

Da Sassi son giunti in corso Belgio
barba lunga bandoliera a tracolla
un rosso fazzoletto stretto al collo.
La casa ora è vuota. Tutti in strada
o dentro le fabbriche occupate
mentre sul corso già si sta sparando,
un panzer ha ucciso all'Opificio
ed i cecchini tirano ai passanti.
Ma tra uno sparo e l'altro con coraggio
in tanti stan pensando al Primo maggio.

"Aldo dice 26x1" = l'ordine di insurrezione del C.L.N.

Cinque anni

Cinque anni dissolti per magia.
C'è allegria stasera nel cortile
e ballano tutti anche chi non sa.
Ma le rovine fanno da fondale
e due sedie vuote come quinte
per questa festa fatta per scordare
cinque anni da non dimenticare.
Cinque anni. Il bagaglio d'una vita
che porterò con me da questa casa.
Non ha storia che perde la memoria.


                                                         Luigi Tribaudino (Gino)